mercoledì 29 settembre 2004
Le margherite sono sbocciate!
margherite in fiore
Dedicato alle Simone
"Il mondo di oggi ha bisogno di personeche abbiano amore e lottino per la vita almeno con la stessa intensità con cui altrisi battono per la distruzione e la morte."
Mohandas K. Gandhi
lunedì 27 settembre 2004
giovedì 23 settembre 2004
La casualità
Ricordo
La casualità: come può essere che dopo tanti anni ci si incontri, ci si ritrovi in ambienti completamente diversi da quelli dove ci si era conosciuti?
Certo che la vita ogni giorno ti crea delle opportunità: lasciati vivere.
L’indirizzo datomi da un amico mi fa incontrare una persona che mi fa tornare indietro di 28 anni (una lunga vacanza a Diano Marina) e poi appena un giorno dopo in una sala gremita di spettatori, dove devo fare un’intervento in una conferenza sulla Comunicazione della Cultura, incrocio un sorriso e Lei mi dice:
“Che ci fai qui?”
“ Ma io devo parlare”
“ Ma va!…”
Dopo almeno 10 anni rivedo una persona a me cara. Era una delle ultime persone che mi sarei aspettato di incontrare. Un sorriso poi inizio a parlare, butto l’occhio: Lei sorride scherza con la vicina poi dopo un’attimo non La vedo più.
La casualità mi porta il ricordo di una vacanza passata, di piccoli episodi archiviati, che ti rivengono in mente velocemente.
Chissà cosa ci aspetta domani? Alla prossima.
sabato 18 settembre 2004
La Calcolatrice
Tutto il giorno faceva conti: somma, moltiplica, sottrai e dividi.
Amava sognare, ma i numeri la riportavano alla realtà. Quando le dita di chi la usava erano veloci e leggere era contenta, ma se le sentiva rigide ed irritate pensava: "Ci risiamo con le spese".
Alla fine della giornata, ormai sola in ufficio, pensava soddisfatta a tutto il lavoro svolto. Aveva capito la sua importanza il giorno in cui era mancata la luce e gli uomini avevavo dovuto fare i conti senza il suo aiuto. Però in fondo, il suo sogno era sempre lo stesso: avrebbe voluto che almeno per una volta 1 + 1 potesse dare come risultato 3.
Le Fiabe del Sorriso - 1990 - (SC)
lunedì 13 settembre 2004
sabato 11 settembre 2004
11 settembre
Beslan - Ossezia
Nel ricordo dell'11 settembre, voglio inserire l'articolo che Fatima Moliardo ha scritto per l'Agenzia Obiettivo Minori su come noi adulti e soprattutti i nostri ragazzi si rapportano con le immagini di guerra presenti nei telegiornali.
Come spiegare ai bambini le notizie proposte da giornali e telegiornali? Come rispondere alle loro inquietudini se noi stessi ci troviamo spesso impietriti di fronte alla drammaticità delle immagini di ciò che ci accade intorno?
Questi ultimi anni non sono stati, come aveva proclamato l'Assemblea Generale dell'Onu, il "decennio del diritto internazionale".
Un ragazzo che oggi conta quindici anni, nato sotto l'ultimatum di Saddam al Kuwait, ha già subito un interminabile repertorio di immagini di guerre, da quando, per la prima volta, le immagini belliche sono entrate nelle case attraverso il mezzo televisivo, a opera soprattutto alla CNN, che, ai tempi della “guerra del Golfo”, ha rivoluzionato il mondo dell'informazione mediatica, ai primi anni '90.
Di certo i quindicenni di oggi comunque non sanno dire chi erano i paesi che combattevano, né perché combattevano. Ma sicuramente ricordano le immagini che hanno visto e che rimangono impresse nella loro memoria in una disordinata babele. Serbia, Croazia, Bosnia, la "restaurazione di fine secolo". Kashmir, Pakistan, Israele, Palestina, Iraq.
Guerre sacre, guerre profane, con alibi umanitario o senza.
La tecnologia ci ha dato la possibilità di aumentare in maniera vertiginosa la potenzialità delle comunicazioni e diventa doveroso chiedersi dove finisce il diritto di cronaca, oltre che essere consapevoli del fatto che l’informazione, soprattutto in tempo di guerra, è sempre mediata e guidata dalle ragioni della propaganda.
E' giusto che un bambino venga bersagliato da immagini di orrore? E' giusto che esse vengano trasmesse nella loro realtà e con i loro contenuti drammatici, angoscianti e, talvolta, ingiustificati?
O per preservare l'innocenza dei nostri bambini è necessario metter loro sotto una campana di vetro, magari seguendo il metodo Steiner, che preclude in maniera categorica l'uso della televisione?
Forse è meglio trovare una via di mezzo.
I bambini assistono a notizie e a immagini terribili, notizie che talvolta riguardano i bambini stessi. Anche quando non accade l' inimmaginabile, come in Ossezia, rimangono i bombardamenti, gli omicidi, il terrorismo. Guardano immagini di dolore, di distruzione e di morte che spesso vengono enfatizzate, reiterate e riproposte fino alla nausea.
Il crollo delle Torri Gemelle è stato un evento traumatico per tutto il mondo soprattutto per la reiterazione dell'evento.
Per i bambini, specialmente i più piccoli, dopo il crollo dei due grattacieli, sono crollati altri due, e poi altri due, e altri due ancora, poiché la stessa immagine, divenuta un fatto cumulativo, ha fatto crollare loro addosso tutto il mondo nel giro di un quarto d'ora.
Gli esperti hanno consigliato ai genitori americani di parlare ai loro figli della guerra e del terrorismo per non lasciarli soli con le loro paure. Parlare significa necessariamente spiegare, anche in un momento storico e sociale in cui gli adulti stessi avrebbero bisogno di essere tranquillizzati e rasserenati.
Come trovare le parole per dare una spiegazione plausibile di cosa sia successo nella scuola di Beslan senza rischiare di apparire cinici?
I nostri figli hanno visto i soldati, e le armi e bambini che correvano e corpi distesi coperti con telo nero, e ancora bambini.
Sfido gli esperti che invitano i genitori a riflettere coi loro figli su quanto accade, con la motivazione che altrimenti essi potrebbero pensare che la guerra è come quella che essi combattono nei videogiochi dove più si distrugge e più si uccide e più punti si ottengono.
Sono bambini, non stupidi. Sentono tutta la drammaticità dei volti segnati dal terrore e dallo sgomento. Sanno che le lacrime non sono virtuali, sanno che sono veri morti, è vero sangue e vera sofferenza. E vogliono risposte, soprattutto i più grandicelli, vogliono sapere, vogliono essere rassicurati.
Ma vogliono anche capire.
A noi toccano le risposte, e non sempre è possibile esorcizzare l'orrore della guerra con l'esempio di straordinaria umanità e umorismo di Roberto Benigni nel film "La vita è bella".
Le nostre spiegazioni devono essere adattate al livello della loro comprensione e del loro linguaggio, i nostri termini semplici e rispettosi della loro sensibilità.
L'importante, senza entrare in dettagli superflui, è non ingannarli, e trasmettere la forza per reagire ai sentimenti di rabbia, tristezza e paura che inevitabilmente accompagnano la conoscenza di realtà negative.
Ma se spiegare ai più piccoli è importante, parlarne con gli adolescenti diventa doveroso.
Con i nostri giovani bisognerebbe impostare un discorso in termini di fondamentale ingiustizia dell'azione che sacrifica la vita altrui, affinché il problema di fondo diventi la responsabilità che ciascuno deve avvertire per ciò che gli accade intorno.
Un tempo è stato giusto mostrare le foto della Shoah. La pubblicazione delle immagini dello sterminio degli ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale ha posto le basi affinché potessimo crearci una coscienza collettiva.
Oggi le notizie occupano intere pagine di giornali; alcune ci rimangono per un paio di settimane e poi scivolano via dalle pagine e dalla memoria.
Cessate le immagini, scemate le urla si torna alla quotidianità, alla tiepida sicurezza di chi è ormai abituato a guardare le guerre degli altri al di là dello schermo.
I quotidiani, le radio, le televisioni (ovvero i libri di storia dell’oggi) dovrebbero impegnarsi a seguire con più attenzione gli avvenimenti, non occupandosi solo del clamore da prima pagina, ma aiutando a capire anche a distanza di tempo, affinché il diritto-dovere di cronaca possa strumentalizzare sì i ricordi, ma per non dimenticare, per creare questa coscienza collettiva che educa alla pace in tempo di guerra.
Solo insegnando che l'indifferenza rende corresponsabili, tutti, genitori, educatori e mezzi di comunicazione, potremmo dare l'esempio di una società non violenta, che anticipa e prepara una nuova civiltà.
giovedì 9 settembre 2004
Bene e Male
mercoledì 8 settembre 2004
Tutto ciò che dai....
Tutto ciò che dai rimane tuo per sempre,
ciò che tieni per te è irrimediabilmente perduto.
ciò che tieni per te è irrimediabilmente perduto.
Un ponte per Baghdad
Un senso di vuoto mi pervade. Ieri i bambini russi e oggi l'Iraq: dove stiamo andando?
Cosa posso fare io, è la domanda che mi pongo.
Le nostre connazionali la loro risposta l'hanno data, mettendosi al servizio degli altri.
La nostra preghiera va a loro e a tutti quelli che stanno facendo qualcosa per gli altri. SC
Noi, movimento italiano per la pace, fratelli e sorelle di Simona Pari e di Simona Torretta, operatrici di pace in Iraq, chiediamo alle persone che le detengono insieme ai due operatori iracheni, Ra'ad Alì Abdul-Aziz e Mahnaz Bassam, di liberarli subito. Vi chiediamo di considerare quanto danno state provocando alla causa della pace e a quella del popolo iracheno.
Come ha scritto l'Unione delle comunità islamiche in Italia, "testimoniate coscienza di un debito di riconoscenza nei confronti di coloro che hanno condiviso la sofferenza del popolo iracheno negli anni dell'embargo, che sono rimasti nel paese quando dal cielo piovevano le bombe, che non l'hanno abbandonato neanche in questi mesi orribili di confusione e violenza".
Vi chiediamo di non spezzare il filo di solidarietà che, nonostante e contro l'embargo prima e la guerra poi, nonostante e contro le scelte del nostro governo, persone come le nostre sorelle hanno mantenuto tenacemente e coraggiosamente, ad esempio rifornendo di acqua la popolazione assediata di Falluja e Najaf.
"Un ponte per", la loro Ong, insieme a centinaia di organizzazioni sociali e politiche del nostro paese, ha organizzato gigantesche manifestazioni a favore della pace e per il ritiro delle truppe straniere dall'Iraq, e ha cercato di non abbandonare gli iracheni all'arbitrio dell'occupazione militare.
In nome di questa lotta e della verità, vi scongiuriamo: liberateli subito.
Al popolo iracheno e a tutti gli amanti della pace nel mondo, e in Italia, chiediamo di aiutarci nel tentativo di salvare la vita di Simona Pari, di Simona Torretta, di Ra'ad Alì Abdul-Aziz, di Mahnaz Bassam. Erano a Baghdad a nome di tutti noi. Nella loro prigione siamo anche noi, oggi.
La loro liberazione sarebbe uno spiraglio di luce nel buio della violenza. Ancora in queste ore, in molte città irachene, la guerra miete vittime innocenti. Perciò continuiamo a chiedere con fermezza che tacciano le armi, che termini l'occupazione.
Ogni forma di mobilitazione, di pressione, gli appelli e le fiaccolate, i messaggi ai rispettivi governi sono i mezzi di cui disponiamo, noi popolo della pace. Usiamoli tutti, adesso.
Al movimento italiano chiediamo di scendere in piazza, in ogni città, da subito, con i colori dell'arcobaleno e nel nome delle nostre sorelle e dei nostri fratelli sequestrati in Iraq.
Il Comitato italiano Fermiamo la guerra, organizzatore delle marce del 15 febbraio 2003 e del 20 marzo 2004
Un ponte per Baghdad
Come ha scritto l'Unione delle comunità islamiche in Italia, "testimoniate coscienza di un debito di riconoscenza nei confronti di coloro che hanno condiviso la sofferenza del popolo iracheno negli anni dell'embargo, che sono rimasti nel paese quando dal cielo piovevano le bombe, che non l'hanno abbandonato neanche in questi mesi orribili di confusione e violenza".
Vi chiediamo di non spezzare il filo di solidarietà che, nonostante e contro l'embargo prima e la guerra poi, nonostante e contro le scelte del nostro governo, persone come le nostre sorelle hanno mantenuto tenacemente e coraggiosamente, ad esempio rifornendo di acqua la popolazione assediata di Falluja e Najaf.
"Un ponte per", la loro Ong, insieme a centinaia di organizzazioni sociali e politiche del nostro paese, ha organizzato gigantesche manifestazioni a favore della pace e per il ritiro delle truppe straniere dall'Iraq, e ha cercato di non abbandonare gli iracheni all'arbitrio dell'occupazione militare.
In nome di questa lotta e della verità, vi scongiuriamo: liberateli subito.
Al popolo iracheno e a tutti gli amanti della pace nel mondo, e in Italia, chiediamo di aiutarci nel tentativo di salvare la vita di Simona Pari, di Simona Torretta, di Ra'ad Alì Abdul-Aziz, di Mahnaz Bassam. Erano a Baghdad a nome di tutti noi. Nella loro prigione siamo anche noi, oggi.
La loro liberazione sarebbe uno spiraglio di luce nel buio della violenza. Ancora in queste ore, in molte città irachene, la guerra miete vittime innocenti. Perciò continuiamo a chiedere con fermezza che tacciano le armi, che termini l'occupazione.
Ogni forma di mobilitazione, di pressione, gli appelli e le fiaccolate, i messaggi ai rispettivi governi sono i mezzi di cui disponiamo, noi popolo della pace. Usiamoli tutti, adesso.
Al movimento italiano chiediamo di scendere in piazza, in ogni città, da subito, con i colori dell'arcobaleno e nel nome delle nostre sorelle e dei nostri fratelli sequestrati in Iraq.
Il Comitato italiano Fermiamo la guerra, organizzatore delle marce del 15 febbraio 2003 e del 20 marzo 2004
Un ponte per Baghdad
domenica 5 settembre 2004
sabato 4 settembre 2004
Buon compleanno internet: 35 anni di sfide e successi
da Repubblica.it
2 settembre 1969, si accende il primo nodo della rete mondiale. Da Arpanet al Web, tre decenni di sviluppo oltre ogni previsione"Nel mezzo del cammin di nostra vita": internet compie 35 anni e si trova, come il poeta, in un punto centrale della sua esistenza. Forse non dal punto di vista cronologico, certamente dal punto di vista storico. Era il 2 settembre 1969 quando, all'università di Los Angeles, venne inaugurato il primo nodo di quella che sarebbe diventata la rete mondiale.
Questa è la notizia. Tutte le volte che si ricorda qualcosa di speciale, io cerco di ricordare che cosa stavo facendo quel giorno così importante mentre un universitario americano scriveva ad un'altro una cosa (e-mail) di cui adesso non possiamo più fare a meno.
'69 - Terza D al Quinto liceo scientifico (adesso A. Volta) di Torino: Arca. Aruga, Avalis........ Era l'appello.
Adesso con il gruppo storico, Dino, Ezio, Gigi e Renzino nelle serate ricordiamo nomi, aneddoti e la nostra voglia di crescere, di diventare grandi.
Erano gli anni che quando andavi ascuola non sapevi se la trovavi aperta, se c'era una manifestazione o se si andava a Palazzo Nuovo, all'Impera a giocare a biliardo o al Centrale per vedere un film cult (adesso lo definirei lamata) sul quale ci scambiavamo dotte interpretazioni.
Allora non sapevo nenche cosa fosse un calcolatore, un cellulare, ma vivevamo bene lo stesso: grazie alla tecnologia che ci aiuta e ci supporta, ma niente può sostituire un bell'incontro tra amici, magari con un buon bicchiere di vino. Vero ragazzi?
2 settembre 1969, si accende il primo nodo della rete mondiale. Da Arpanet al Web, tre decenni di sviluppo oltre ogni previsione"Nel mezzo del cammin di nostra vita": internet compie 35 anni e si trova, come il poeta, in un punto centrale della sua esistenza. Forse non dal punto di vista cronologico, certamente dal punto di vista storico. Era il 2 settembre 1969 quando, all'università di Los Angeles, venne inaugurato il primo nodo di quella che sarebbe diventata la rete mondiale.
Questa è la notizia. Tutte le volte che si ricorda qualcosa di speciale, io cerco di ricordare che cosa stavo facendo quel giorno così importante mentre un universitario americano scriveva ad un'altro una cosa (e-mail) di cui adesso non possiamo più fare a meno.
'69 - Terza D al Quinto liceo scientifico (adesso A. Volta) di Torino: Arca. Aruga, Avalis........ Era l'appello.
Adesso con il gruppo storico, Dino, Ezio, Gigi e Renzino nelle serate ricordiamo nomi, aneddoti e la nostra voglia di crescere, di diventare grandi.
Erano gli anni che quando andavi ascuola non sapevi se la trovavi aperta, se c'era una manifestazione o se si andava a Palazzo Nuovo, all'Impera a giocare a biliardo o al Centrale per vedere un film cult (adesso lo definirei lamata) sul quale ci scambiavamo dotte interpretazioni.
Allora non sapevo nenche cosa fosse un calcolatore, un cellulare, ma vivevamo bene lo stesso: grazie alla tecnologia che ci aiuta e ci supporta, ma niente può sostituire un bell'incontro tra amici, magari con un buon bicchiere di vino. Vero ragazzi?
venerdì 3 settembre 2004
Benvenuto in Rete!
Da oggi inizia la mia avventura in Blog.
Chissà se aumenta la mia voglia di scrivere!
L'uso del PC non deve condizionare la fantasia... anzi.
Da dieci anni lavoro con e su Internet: finalmente mi sono deciso.
Una esperienza nuova da cui, come sempre, vorrei trarre qualcosa di positivo.
da alcuni mesi sto seguendo l' Agenzia di Stampa di Obiettivo Minori e questo mi fa capire quanto sia importante seguire costantemente un mondo che sta andando alla velocità della luce.
Nuove tecnologie, la loro applicazione, i risvolti che hanno sulle persone e sui minori: questi sono gli aspetti che mi interessano e che seguirò in questo blog oltre ad altri pensieri in libertà.
Alla prossima. SC
Chissà se aumenta la mia voglia di scrivere!
L'uso del PC non deve condizionare la fantasia... anzi.
Da dieci anni lavoro con e su Internet: finalmente mi sono deciso.
Una esperienza nuova da cui, come sempre, vorrei trarre qualcosa di positivo.
da alcuni mesi sto seguendo l' Agenzia di Stampa di Obiettivo Minori e questo mi fa capire quanto sia importante seguire costantemente un mondo che sta andando alla velocità della luce.
Nuove tecnologie, la loro applicazione, i risvolti che hanno sulle persone e sui minori: questi sono gli aspetti che mi interessano e che seguirò in questo blog oltre ad altri pensieri in libertà.
Alla prossima. SC
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